Clausole abusive nei contratti: i principi processuali nazionali non possono ostacolare la tutela dei consumatori
I giudici nazionali sono tenuti a esaminare d’ufficio il carattere abusivo di una clausola contrattuale e gli Stati membri sono obbligati a fornire mezzi adeguati ed efficaci per far cessare l’inserzione di clausole abusive

Per la tutela dei consumatori, a fronte di clausole abusive nei contratti, i principi processuali nazionali non possono ostacolare i diritti che i singoli traggono dal diritto dell’Unione Europea. Di conseguenza, è imprescindibile un controllo efficace del carattere potenzialmente abusivo delle clausole. I giudici hanno preso in esame casi diversi riguardanti diversi Paesi e concernenti l’interpretazione della direttiva comunitaria ina materia di clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori. Essi hanno chiarito, innanzitutto, che il sistema di tutela istituito con la direttiva si fonda sull’idea che il consumatore si trova in una posizione di inferiorità nei confronti del professionista per quanto riguarda sia il potere negoziale sia il livello di informazione, e proprio alla luce di una tale situazione di inferiorità la direttiva prevede che le clausole abusive non vincolino i consumatori. Si tratta di una disposizione imperativa tesa a sostituire all’equilibrio formale del contratto un equilibrio reale. Ciò comporta che il giudice nazionale è tenuto a esaminare d’ufficio il carattere abusivo di una clausola contrattuale che ricade nell’ambito di applicazione della direttiva e che gli Stati membri sono obbligati a fornire mezzi adeguati ed efficaci per far cessare l’inserzione di clausole abusive. (Sentenze del 17 maggio 2022 della Corte di giustizia dell’Unione Europea)