Multa per Uber: poca chiarezza sul trattamento dei dati personali

Inidonea l’informativa resa agli utenti, in quanto formulata in maniera generica e approssimativa con informazioni poco chiare e incomplete

Multa per Uber: poca chiarezza sul trattamento dei dati personali

Multa salata per Uber. Il Garante per la protezione dei dati personali ha contestato all’azienda poca trasparenza nel trattamento dei dati relativi a oltre un milione e mezzo di utenti italiani. Nello specifico, sono state accertate molteplici violazioni nei confronti sia dei passeggeri che degli autisti, e le difficoltà sono venute alla luce in occasione di un incidente di sicurezza reso noto nel 2017 e che aveva coinvolto i dati di circa cinquantasette milioni di utenti in tutto il mondo. I riflettori sono stati puntati sulle più importati informazioni personali trattate da Uber, ossia i dati anagrafici e di contatto (nome, cognome, numero di telefono ed e-mail), credenziali di accesso all’app, dati di localizzazione, relazioni con altri utenti, condivisione di viaggi, presentazione di amici, informazioni di profilazione). E in questo contesto sono scattate le sanzioni per l’inidonea informativa resa agli utenti (in quanto priva dell’indicazione relativa alla contitolarità del trattamento) e formulata in maniera generica e approssimativa con informazioni poco chiare e incomplete e di non facile comprensione. In particolare, nell’informativa non erano ben specificate le finalità del trattamento e non era neppure chiaro se gli utenti fossero obbligati o meno a fornire i propri dati, né quali fossero le conseguenze di un eventuale diniego. Per quanto concerne l’ammontare delle sanzioni, cioè 4.200.000 euro, si è tenuto conto della gravità delle violazioni accertate, del rilevante numero di persone coinvolte e delle condizioni economiche della società. (Ordinanza del 24 marzo 2022 del Garante per la protezione dei dati personali)

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