Pedone investito: il rispetto del limite di velocità non salva l’automobilista

Necessario, invece, secondo i giudici, appurare se la velocità del mezzo era davvero adeguata alle circostanze di tempo e di luogo

Pedone investito: il rispetto del limite di velocità non salva l’automobilista

In materia di circolazione stradale, a fronte dell’investimento di un pedone, ai fini del superamento della presunzione di responsabilità del conducente, prevista dal Codice Civile, non è sufficiente la prova che la velocità tenuta dal veicolo sia risultata pari al limite massimo consentito, dovendosi invece dimostrare che essa era adeguata alle circostanze di tempo e di luogo in essere al momento del sinistro, posto che l’ente proprietario della strada regola la velocità stabilendo il massimo consentito di velocità in relazione a condizioni ottimali. Questi i chiarimenti forniti dai giudici (ordinanza numero 931 del 14 gennaio 2025 della Cassazione), i quali, smentendo le valutazioni compiute dai giudici di merito, ritengono plausibile addebitare una percentuale di responsabilità all’automobilista che ha investito una donna e un uomo che, agendo in modo assolutamente imprudente, stavano attraversando a piedi, di notte e indossando abiti scuri, una strada statale. Analizzando l’episodio, i giudici ritengono decisivi alcuni dettagli, che avrebbero dovuto consigliare all’automobilista di tenere un’andatura più tranquilla. Nello specifico, la presenza di un bar nelle vicinanze, la presenza, poco prima, di una intersezione con una laterale e di un negozio di piastrelle, la presenza di due fermate contrapposte dell’autobus, la scarsa (o nulla) illuminazione sono valutabili come circostanze che avrebbero dovuto suggerire di limitare la velocità ai di sotto del massimo consentito, poiché consentivano di ipotizzare la presenza di pedoni. D’altra parte, anche la sola circostanza che si era in ora serale, congiunta a quella della scarsa illuminazione, di fronte ad un limite massimo di 60 chilometri orari, avrebbe dovuto suggerire necessariamente di stare al di sotto di quel limite, anche perché l’ente proprietario della strada regola la velocità stabilendo il massimo consentito in relazione a condizioni di luce ottimali.

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