Cognome e data sulle sepolture: multa per il Comune
Logico parlare di illecita diffusione di tali dati, poiché effettuata in assenza di una base giuridica e in violazione del divieto di diffusione di dati sulla salute, tra i quali rientra l’informazione sull’interruzione di gravidanza

Illecito trattamento di dati personali nella gestione del cimitero dei feti: multa di 10mila euro inflitta dal ‘Garante per la privacy’ (provvedimento del 19 dicembre 2024) al Comune di Brescia. Secondo quanto segnalato dalla stampa e appurato dal ‘Garante’, nella apposita sezione del cimitero comunale, in molti casi, le sepolture riportavano il medesimo nome di fantasia attribuito convenzionalmente ai feti insieme al cognome della madre e alla data di interruzione di gravidanza (riportata come data di nascita/morte coincidente). Ciò accadeva anche nei casi in cui i parenti non avevano richiesto, per i prodotti abortivi e del concepimento, la sepoltura né indicato i dati da riportare sulla stessa. Per il ‘Garante’ si tratta di una illecita diffusione di tali dati, poiché effettuata in assenza di una base giuridica e in violazione del divieto di diffusione di dati sulla salute, tra i quali rientra l’informazione sull’interruzione di gravidanza. Ampliando l’orizzonte, il ‘Garante’ ha ricordato che l’indicazione del cognome della donna o del marito o del compagno, accanto al nome convenzionale attribuito al feto e alla data dell’interruzione di gravidanza, può consentire, mediante il raffronto, l’incrocio con altre fonti, o informazioni di contesto, l’identificazione della donna che ha effettuato l’interruzione di gravidanza. Inoltre, in base alla normativa di settore, l’indicazione di nome, cognome e data del decesso è necessaria per identificare esclusivamente i defunti e i nati morti. Per rimediare alle violazioni contestate, l’amministrazione comunale ha, già durante l’istruttoria, adottato diverse misure correttive tra le quali la copertura delle targhette esistenti e l’uso di un sistema di codici per l’identificazione delle sepolture, la limitazione dei dati accessibili sul portale web e l’eliminazione della dicitura ‘feti e nati morti’, nonché l’implementazione di una documentazione più rigorosa per le richieste di sepoltura in forma singola dei feti da parte dei parenti. Ciò nonostante, il ‘Garante’ ha comunque ordinato al Comune di Brescia il pagamento di una sanzione pecuniaria di 10mila euro.